di Elisa Giovacchini
Franco Falorni, presidente della Fondazione Casa Cardinale Maffi, non ha dubbi, commentando il titolo del webinar, C'è un futuro per le RSA? afferma “Dovrebbe essere il contrario? … certo che se si ascolta la stampa generalista e alcune voci dei nostri ambienti, come quella del Cardinale Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, che stigmatizza molto l’istituto dell’RSA ; allora questa domanda ha un senso”.
La Pontificia Accademia per la Vita infatti a febbraio di quest'anno ha presentato un documento in cui si parla della condizione degli anziani dopo la pandemia evidenziando che su 2,3 milioni di anziani colpiti da Covid-19 in Italia, la metà di essi viveva in RSA, facendo seguire a questo un giudizio severo su questo tipo di strutture che sarebbero da sostituire con soluzioni domicilari più o meno attrezzate.
Ma Falorni non accetta generalizzazioni: “Durante la pandemia ci sono state situazioni residenziali che hanno prodotto effetti gravi, ma non parliamo di tutte le RSA in modo negativo, noi della Fondazione Maffi siamo un ente no profit e, nonostante le difficoltà del periodo pandemico, non abbiamo avuto vittime dovute al Covid, inoltre da noi lavorano operatori eccezionali” e incalza: “Gli enti governativi e territoriali riconoscano con segni tangibili e non con elemosine quelle RSA che hanno contribuito a sostenere le persone fragili in questo periodo lavorando in trincea” e sulle polemiche riguardo alla mancanza di stanze degli abbracci all’interno delle strutture residenziali, aggiunge: “se non abbiamo avuto vittime è stato grazie a una task force che ha seguito e fatto seguire in modo rigido dei protocolli, forse, se ci fossero stati più abbracci, questi risultati noi non li avremmo avuti”.
Le testimonianze di alcuni dipendenti della Fondazione Maffi: Stefania Ferrini (infermiera coordinatrice RSA San Pietro in Palazzi); Barbara Petito (OSS nella RSA di Mezzana) e Paola Giuntoli (fisioterapista RSA Rosignano) illustrano una realtà residenziale che si discosta dai quadri negativi diffusi dai media. I loro interventi e domande serviranno a Sara Barsanti, del Sant’Anna di Pisa (Laboratorio Management e Sanità) a fornire risposte contestualizzate e basate su dati certi.
Il nostro paese, malgrado sia tra quelli più longevi al mondo, ha una percentuale di investimento sugli anziani non autosufficienti molto basso, tra gli ultimi a livello europeo e mondiale. Secondo la ricercatrice abbiamo bisogno di legittimare una spesa maggiore che non può più essere procrastinata. In Italia la percentuale di spesa sanitaria e sociale per l’Assistenza di lunga durata sul prodotto interno lordo è dello 0.7% rispetto al 1.7% della media internazionale, il tasso di posti letto in RSA ogni 1000 anziani è di 19 rispetto ai 50 della media internazionale. Anche sul fronte del personale impiegato (infermieri e operatori) le statistiche italiane sono sotto la media internazionale. Per altro – afferma Sara Barsanti – dove le strutture residenziali investono in formazione le ricerche dimostrano che la qualità della vita percepita dagli utenti è molto migliore.
Ampliare la rete di offerta trovando un modello intermedio tra la RSA e la domiciliarità ha comunque una sua logicità, anche se è evidente che le persone più fragili e più compromesse nella salute avranno sempre bisogno di un’assistenza più articolata e completa. Il recovery plan presentato dal governo italiano in Europa prevede un investimento di 500 milioni a sostegno di fragili e anziani di cui 300 milioni verranno stanziati per la riconversione delle RSA in strutture meglio organizzate, sul modello degli appartamenti autonomi con servizi comuni.
In chiusura interviene l’arcivescovo di Pisa Paolo Benotto: “ il futuro e il presente delle RSA sta nella relazione che ciascuno è capace di offrire a chi si trova nel bisogno” e aggiunge “che si sia a casa o in una struttura il problema è lo stesso, non è questione RSA si o RSA no l’importante è creare relazioni autentiche offrendo quello spazio del cuore senza il quale è impossibile dare un senso alla vita, relazioni calde di prossimità, attenzione e amore che vanno al di là della professione e si allargano oltre le mura della struttura stessa”.
Chiude il webinar la poesia “Terza età” dell’attore Atos Davini
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