Caro Enzo Bianchi,
leggo su “La Repubblica” del 26 ottobre che lei si augura che le Rsa chiudano, e per sempre, e propone, come in altri paesi, di sostituirle con convivenze, condomini protetti, comunità, domiciliarità. A chi sta pensando? Ai luminosi paesi del Nord Europa, quelli che per amore alla libertà degli individui (sempre più soli e isolati), non prendono alcuna misura per proteggere la comunità? Forse lei pensa che chiudendo le Rsa, “magicamente” la società civile, o gli anziani tra di loro, si organizzeranno per prendersi cura di sé stessi?
Lei, forse, non si rende conto che le Rsa possono essere (e in tanti casi lo sono) comunità di senso e di celebrazione della vita. Luoghi di relazione, luoghi di cura e carità attenta. In questo tipo di case, perché sono vere case, per dirla con papa Francesco, si vive il mistero della vulnerabilità. Perché la vita ha dentro la morte e chi lo sa – i cristiani dovrebbero saperlo – è in grado di vedere nella fragilità un tesoro e negli ultimi momenti della vita qualcosa di grande. Vede, noi, alla Fondazione Casa Cardinale Maffi, chiamiamo i nostri ospiti Fratelli preziosi, e ci spendiamo volentieri per loro. Il suo articolo mi ha deluso e amareggiato. Caro Bianchi, si informi. Non si lasci travolgere da un pensiero secolarizzato, privo di spirito. E non faccia di ogni erba un fascio.
Franco Falorni
Presidente della Fondazione Casa Cardinale Maffi